BEER BRODAZ | Biografia | Brani | Discografia | Concerti | Album | Discography | Testi




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Informazioni BEER BRODAZ | 0 Fan!

Sono un gruppo musicale.
Anno Formazione Gruppo: 2002


Biografia:
La band nasce nel 2002 da un’idea di Arman Derviskadic (chitarrista) e Corrado Traballesi (voce e chitarra), allora compagni di banco al terzo anno di liceo, con il mero intento di divertirsi, divertire e dare un senso alle altrimenti piuttosto lunghe da passare 5 ore di scuola quotidiane.

Caratterizzati dalla tipica noncuranza e facile risata dei 16enni, i testi dei Beer Brodaz facevano perno su tutte quelle tematiche che divertono i teen agers di periferia di una grande città come Roma: le ragazze, le droghe leggere, l’alcol e la coprolalia. Nonostante i suddetti scontatissimi temi, la prima canzone ufficiale della band “Gli Dei sono aeroplani” riscuote un notevole successo tra i compagni di scuola, grazie anche all’incredibile apporto di Massimo Ricciardi (all’epoca già membro di una band punk-rock similare), amico di infanzia di Corrado e noto pazzoide-genialoide, reclutato al volo in qualità di cantante.

Stefano Doronzo, batterista grintoso e Raniero Rossi, bassista alle primissime armi, completarono infine, dopo ardue ricerche e sperimentazioni, il quintetto.

Grazie alla velocità di scrittura dei testi e composizione, dovuta ai facili temi e ai facili arrangiamenti in tutto e per tutto emuli degli allora molto in voga gruppi punk e ska d’oltre oceano (Anti-Flag, Offspring, Dead Kennedys, Ramones, Sex pistols, Reel big fish, Rancid, Nofx…), nel 2003 i Beer Brodaz incidono il primo demo “TENTATO DECOLLO CON MEZZO IMPROPRIO”, rigorosamente autoprodotto e registrato in presa diretta in un paio d’ore nell’unico, fatiscente studio di registrazione di zona (il quartiere di Roma70). Il disco viene masterizzato amatorialmente in un numero non precisato di copie, abbellito con un’immagine incollata direttamente sul disco con il vinavil e venduto a 2 euro agli amici e ai passanti in un’operazione di marketing senza orario né quartiere.

Ma la forza del gruppo erano (e sono tutt’oggi) le esibizioni dal vivo. Un’ottima rampa di lancio fu ovviamente il concerto di fine anno della scuola. I live dei Beer Brodaz già da subito si distinguono per una bassissima abilità di esecuzione ma una prorompente energia e voglia di apparire, che non poteva lasciare indifferenti né i coetanei né tanto meno i professori, a causa del ricchissimo contenuto in parolacce e bestemmie gratuite che tanto gaudio arrecano a quella fetta di adolescenti che predicano una confusissima visione dell’anarchia. Nel 2004, tenaci e soddisfatti dei successi del primo disco, i 5 decidono di inciderne un secondo: “TUTTO FA BRODA” (sempre autoprodotto). Le modalità, i contenuti e il ritorno d’immagine furono gli stessi del primo disco, ma il nome del gruppo iniziava già a suonare familiare alle orecchie di molti giovani del quartiere, pubblicizzato a tutto spiano dai Brodaz stessi e dai molteplici concerti che in qualche modo riuscivano a procurarsi all’epoca. Questo secondo album vide un nuovo batterista, a causa dell’abbandono improvviso di Stefano (la motivazione di tale fuga resta ad oggi incompresa). Si trattava di un giovane di 14 anni, il cui nome non fu mai veramente oggetto di interesse dato l’utilizzo esclusivo del soprannome datogli: “bimbu u tratturu”, per la sua incredibile energia e altrettanto incredibile giovane età. Ma poco durò anche quest’ultimo. Nel 2006, vogliosi di incidere un nuovo disco ma privi di un batterista in carne ed ossa, i Beer Brodaz riuscirono comunque nell’intento, grazie ad Arman e ad un programma per creare musica dance, col quale vennero create tutte le batterie di quell’album. Data la mancanza di un batterista, in quegli anni non ci furono prove in saletta, solo tracce di basso, voce e chitarra che convergevano al computer di Arman e venivano assemblate alla bell’e meglio in multitrack. Novità del disco “HO VISTO QUEL PESCE” fu anche il cambio del bassista, con l’ingresso nel gruppo di Valerio Sabatini e l’uscita di Raniero. Le sonorità punk e ska e i testi irriverenti e provocatori virano in quest’album verso una connotazione più “soft”, sempre mantenendo però ben salde le radici in quel fertile terreno che sono le esperienze di tutti i giorni del romano medio.

Ovviamente, data l’assenza di una sessione ritmica, non ci furono concerti per circa 5 anni, tempo durante il quale la vendita dell’album (ancora una volta autoprodotto) si rivelò molto più complessa che in passato e Massimo sotituì Valerio al basso, riducendo i Brodaz ai soli tre membri iniziali. Solo nel 2010 il gruppo vede nuova luce, con l’ingresso dell’allora promettentissimo batterista in erba Stefano Mazzuca, e nel giro di un paio di mesi venne inciso il primo disco degno di questo nome fimato Beer Brodaz: “VACANZE A TUVALU”.

Questa volta le registrazioni avvennero secondo i canoni più classici, capitanate dal fonico e amico Jacopo dell’Unto, e le 500 copie realizzate (stavolta con tutti i crismi e a fronte di una notevole spesa) andarono praticamente in sold-out nel giro di un paio di anni (l’autoprodursi, passò dall’essere un limite ad essere un divertimento e anzi una forza), grazie soprattutto ad una notevole attività dal vivo, intrapresa per merito dei sempre fedelissimi fan/amici che non esitavano (né esitano ancora oggi) a trovare serate e concerti per i 4 (fino a raggiungere relative ma significative vette di 300-400 partecipanti al Roma70Live, storico concerto di quartiere preso in gestione nel 2010 dall’associazione Nessun Dorma).

L’evoluzione artistica dei Beer Brodaz ha trasformato il rozzo punk rock dei primi anni in un più raffinato "carnè" (da intendersi tipo "polpettone") di generi musicali che spaziano senza indugi dal già sperimentato punk-ska a ritmi nuovi per la band come lo stornello, la samba, il rock ‘n’ roll, il funk, l’ambient e chi più ne ha più ne metta. Anche i testi assumono tutt’altro carattere: la trivialità e la blasfemia senza ritegno lasciano definitivamente il posto ad un più curato descrivere ed analizzare con semplicità la bellezza della goliardia e del vivere spensierati, analizzando tuttavia con occhio sempre più ironico e sagace temi di nessuna importanza politica o sociale, ma di esperienza comune o anche di fantasia, col risultato di uno stile che ricorda senza dubbio i più famosi Skiantos e Elio e le storie tese. L’abilità tecnica dei 4 inizia a farsi sentire almeno per quel che riguarda il basso e la batteria, curati minuziosamente e sapientemente dagli ormai musicisti di professione Massimo e Stefano. Cavalcando la cresta del loro successo ormai neanche più troppo di nicchia, i Beer Brodaz entrano ancora una volta in sala registrazione nell’estate del 2012, coordinati dal fonico e amico Valerio Motta, per incidere il quinto album “QUESTA BARBA MI LOGORA”.

Come e dove seguire la Band BEER BRODAZ


Genere Musicale

- Pop rock

BEER BRODAZ




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