Nel suo repertorio Massimo Di Cataldo ha canzoni diventate successi internazionali, come “Se Adesso te ne vai”, “Come sei bella\", \"Scusa se ti chiamo amore\", “Che sarà di me”, “Con il Cuore”, ed una carriera che lo ha portato a collaborare con produttori come gli inglesi Phil Palmer (già con Eric Clapton ed i “Tears for Fears”) e David Rhodes (partner delle produzioni di Peter Gabriel) ed ora pubblica il nuovo, settimo album, “Macchissenefrega” (su etichetta Dicamusica/Edel), disponibile nei negozi e su I-Tunes dal 26 ottobre, dal titolo eloquente per un artista, oggi quarantenne, conosciuto in mezzo mondo, più consapevole della sua arte e del mestiere, meno disposto ai “compromessi” del “business musicale”, con un linguaggio più “diretto” e con il disco che farà parlare per i contenuti e per i temi che affronta: Il disagio e la disillusione di un’intera generazione; la “precarietà” quotidiana vissuta sulla pelle della gente; la speculazione sulle emozioni e l’omologazione effimera; il gossip e la tv, lo schierarsi ostinato su tutto; la perdita di punti di riferimento, religiosi e politici che siano, eppoi le ballate, bellissima “Schegge di Luce” (primo singolo radio estratto dal lavoro). “Macchissenefrega” è una sorta di “concept album”, il disco che Massimo Di Cataldo aspettava di pubblicare da anni, “a tratti ironico e provocatorio” rivela un lato musicalmente inedito ed espressivo del cantautore italiano, capace di “incantare” con ballate dalle melodie evocative e smuovere animi e sentimenti con canzoni ritmatamente rock, folk e psichedeliche, con testi (mai scontati) sulla visione della vita moderna. Per qualche anno si è volutamente “tirato fuori dal giro” dell’”industria musicale”, chiudendo la collaborazione con la “multinazionale” con cui era “sotto contratto”: “Molte delle canzoni di questo nuovo album”, dice Massimo, “sono quelle che i miei discografici “sconsigliavano” perchè volevano solo le canzoni d’amore, volevano che ripetessi all’infinito i mie primi successi. Cosi le ho tenute lì, poi è arrivato il giorno che ho deciso che dovevo far da solo, che era il momento di dire “Macchissenefrega”ini tutti i sensi”... Massimo Di Cataldo l’ha scritto, prodotto e realizzato negli ultimi tre anni, nel suo studio; per le sessioni di “editing” ed “additional recordings” si è recato a Box, in Inghilterra, per lavorare con il produttore Marco Migliari, nel complesso dei grandi studi “Real World” di Peter Gabriel (per rinverdire quella sorta di “english inspiration” che da sempre caratterizza il suo stile); ha impiegato tutto il tempo che era necessario, e soprattutto ha registrato le canzoni a cui tiene di più, con i musicisti che, da oltre dieci anni, orbitano nella sua band; al disco hanno collaborato l\'esperto ingegnere del suono Enrico Chiarioni ed il produttore Marco Migliari. A sottolineare le atmosfere coinvolgenti e rarefatte di alcuni tra gli episodi musicali più riusciti dell\'album gli archi del grande violinista Olen Cesari. I testi del disco. “Gente per Bene”: “Fasci e comunisti religiosi e gay/calciatori e giornalisti/attricette e figli di politici arrivisti/personaggi abbienti dell\'ambiente/Tutta gente per bene che sottolinea il proprio stato/a botte di contanti liofilizzati per il naso/gente di superficie che aspira superfici piane/nelle notti delle belle feste italiane/gente per bene”. Ecco le tonalità forti di vere invettive, ce ne sono altre come “Di Cose Belle”, “Posso essere incazzato” o “Vittime”, e i “colori caldi” delle “ballate”, è un album dalle diverse letture, che si apre con la preghiera, con l’evocazione di “Dio siamo noi”: “Padre Nostro che sei nei cieli ascolta questa canzone/da troppo tempo la gente prega vogliamo una spiegazione/avanza il ministero dell’omologazione una sola certezza un solo padrone/.../Padre Nostro non vedi che ci siamo persi nel mondo/.../e non indurci a vivere di speculazioni di opinioni precotte dalle televisioni/fanno ascolti strumentalizzando le nostre emozioni”. Altri testi, anche quello di “Di Cose belle”: “e sono stato abituato dagli americani che mi hanno viziato e inculcato/un modo di vivere facile facile ma molto effimero e futile/ed ogni giorno mi ritrovo da capo ogni alba che nasce e che cresce/sento la vita che mi apre le ali allora provo a volare/.../ Io non mi sono omologato al social-mercato di gente tutta uguale/senza coraggio e sogni da realizzare allineati l’un l’altro ad aspettare/ad aspettare il prossimo comando pilotati da qualcuno scaltro e fiero di se/ed ogni giorno mi aspetta una guerra da osservare da disertare/perché di certo non parteciperò ho altro da fare”, e quello di “Universo”: “Lo sai che l’anima è un perfetto riflesso/di quella ancor più grande dell’universo/per questo credo che razza o colore/non conta nel cuore/.../E allora mi chiedo io in questo universo/chi diavolo sono io un punto disperso / ma il punto di vista mio è molto diverso / e tu sei fratello mio fratello mio”.