[Strofa 1]
Lo chiamavano Malpelo, il tale di cui oggi scrivo
Una credenza popolare gli dava sto appellativo
Era rosso di capelli e in quanto tale cattivo
Un ragazzino dalla chioma di fuoco e lo sguardo schivo
E ogni giorno si spezzava la schiena in miniera
Insieme a un'altra schiera
E da mattina a sera nella terra nera
E soltanto grazie alla poca luce fioca della candela
Vedeva gente morire, gente che non conosceva e diceva:
"finchè qui c'è il mio babbo non c'è pericolo"
E il babbo se ne andò sotto il crollo di un cunicolo
E Malpelo scavava, cercava il padre sepolto
Ogni tanto si fermava e si metteva in ascolto
Lui cercava disperato la voce del suo vecchio
E dicevan fosse il diavolo a parlargli all'orecchio
Perchè un rosso è figlio del demonio e vittima del vizio
E non c'è modo di scappare alla calunnia e al pregiudizio
E morto il padre, il figlio sgobba come un animale
Era detto Malpelo e si impegnava a essere tale
E qualsiasi cosa accade, a lui la colpa e le legnate
Ma tanto le sue spalle già c'erano abituate
Era orfano di padre, rifiutato dal mondo
Una vita vissuta con l'indice puntato contro
Ma ci aveva fatto il callo, aveva pelle come cuoio
Sono Rosso Malpelo, da ora finchè non muoio
[Strofa 2]
Un giorno giunse un nuovo ragazzino in miniera
Anche lui sperava in un pezzo di pane la sera
Gli diedero il suo piccone, gli dissero: zitto e scava
Lo chiamavano Ranocchio per il modo in cui arrancava
Malpelo lo notò, se lo prese in protezione
Gli insegnava a campare sotto i colpi del suo bastone
Gli diceva: reagisci, non ti devi far pestare
Quando i colpi arriveranno da chi ti vuole male
Qui c'è una sola regola, tu devi essere scaltro
E per salvare te, devi affondare qualcun altro
Picchia tu più forte o il mondo ti calpesta
Mio padre che era buono, lo chiamavano bestia
Un giorno Ranocchio cadde
Sputò un fiotto di sangue
Divorato dalla tisi, gli tremavano le gambe
Morì in qualche giorno con la madre che piangeva
Il figlio e il pane che portava la sera
E Rosso rimasto solo senza più un rapporto umano
Lo mandavano al suicidio con una piccozza in mano
Nei vicoli più profondi con soltanto il buio intorno
Che a nessuno importava se non faceva ritorno
E insieme a tanti altri, morti come in guerra
Alla fine anche Malpelo fu inghiottito dalla terra
E ancora i minatori quando girano in quei posti
Temono il fantasma dai capelli rossi