Prenditi questa borsa mendicante
tu accorto non l‘hai toccata
antico lattante a poppa avara
per trarne goccia a goccia il tuo rintocco a morto
cava tu dal metallo qualche colpa bizzarra
e vasta come noi la stringiamo sul cuore soffiaci che si torca
un‘ardente fanfara
chiesa e incenso che tutte queste dimore sui muri
quando culla un‘azzurra chiarezza
il tabacco in silenzio dilati
e le preghiere e l‘oppio onnipossente
ogni farmaco spezzi
stracci e pelle vuoi tu buttare il cappottino
e ber nella saliva una felice inerzia
e nei caffè sontuosi attendere il mattino
i soffitti arricchiti di naiadi e veli
si butta il mendicante di vetrina un festino
quando esci vecchio dio
tremante sotto i teli d‘imballaggio
l‘aurora è un lago di vino d‘oro
e tu giuri di avere nella tua gola i cieli
non avendo contato il lampo del tuo tesoro
almeno puoi ornarti di una piuma
e a ricordo portare un cero
al santo in cui tu credi ancora
non pensare che io vaneggi in parole discordi
la terra si apre antica a chi muore di fame
odio un‘altra elemosina
voglio che tu mi scordi fratello
e innanzitutto non comprare del pane.
non pensare che io vaneggi in parole discordi
la terra si apre antica a chi muore di fame
odio un‘altra elemosina
voglio che tu mi scordi fratello
e innanzitutto non comprare del pane.